Tu mi scrivi con mano caritatevole
dal palato del mondo.
Se chiudo gli occhi, io ricordo
un profumo lontano di eterno.
Ricordo un balzo, una caduta scelta
nella caverna umana e ricordo
la terra generosa dell’infanzia
come un film muto,
dove ho riso, amato e ricordato ancora.
Ma guardami adesso nella carne misurata
come scopro il peso del dolore umano.
Guardami.
Sono io che sanguino,
sono io che porto le ferite,
sono io la costola rotta
nel corpo del mondo,
sono io che grido, che dubito,
che piango e che tremo
come un ragazzino,
aggrappato a una solitudine animale.
E ho paura,
paura,
paura.
Colpisci pure male.
Divora presto buio.
Giunga la mia crocifissione,
questa croce legnosa che già accolse
il dolore dell’albero familiare
e che ora prende anche il mio.
Ma se chiudo gli occhi, io ricordo
una promessa d’eterno,
un calore di donna feconda,
la croce, ricordo, che voglio abbracciare
per non tornare a bruciarmi nel cuore.
È così bello questo dolore, così puro,
che a poco a poco mi apre
all’amore e mi fa dire piano,
ma piano: “io vi amo
-nonostante tutto
-Io vi amo”.
Che non c’è colpa tra di noi,
che non esiste giusto o sbagliato,
ma solo ci è data la possibilità di agire
a misura della coscienza.
E nel perdono
morire, risuscitare, e poter rinnovare
il quotidiano inchino del cuore alla bellezza.
Visibile e invisibile.
Se chiudo gli occhi
io ricordo:
Sia fatta la Tua volontà,
perché già
si fa mia.
Isabella Lipperi