“Si va in giro per piccole storie,
incerte mete,
intimità provvisorie.”
Franco Arminio
La personalità Narcisistica si correla ad una storia infantile segnata da continue triangolazioni operate da una coppia genitoriale conflittuale e ambivalente.
Il bambini che cresce in ambienti simili, dovrà presto imparare ad avere specifici comportamenti per ottenere l’attenzione, spesso barattando una reale intimità per un contatto guidato dalla seduzione del genitore che lo manipola.
Ebbene, il processo segue un iter preciso che vede il bambino passare dal vissuto di umiliazione e rifiuto al sentirsi speciale.
L’umiliazione e il rifiuto si presentano nella vita di un bambino come risultato della naturale opposizione con la quale egli reagisce alle regole che lo vogliono fare aderire sempre di più ad una immagine socialmente appetibile.
Dalla lotta che emerge, il bambino è il promesso sconfitto poiché, alla lunga, nulla potrà contro le punizioni genitoriali. Egli si sentirà umiliato e profondamente rifiutato nel suo modo d’essere, reale e profondo.
Reso debole dall’umiliazione il bambino sarà facilmente seducibile dal genitore che a tutti costi vorrà farlo aderire all’immagine desiderata.
L’altro genitore, in contrasto coniugale con il genitore che attua modalità seduttive, assumerà un atteggiamento costantemente rifiutante.
Questi potrà, ad esempio, vivere come una minaccia la possibilità che il proprio figlio realizzi le aspettative idealizzate del coniuge e che di conseguenza attiri ancor di più le sue attenzioni.
La ferita che questo genitore infligge al proprio figlio è, di solito, molto più diretta anche se non più dannosa, di quella che infligge il genitore seduttivo.
La descrizione delle possibili modalità genitoriali in sistemi familiari favorenti la nascita e la perpetuazione di problematiche narcisistiche, rende abbastanza chiara l’idea di come un bambino possa vivere una situazione di scacco tra due genitori che minacciano cosi potentemente la sua integrità psicofisica.
Da una siffatta lotta per detenere il potere portata avanti dai propri genitori, egli pagherà il prezzo più alto cedendo alla proposta finale di una intimità artefatta, poiché di seduzione composta, come unica possibilità di relazione affettiva con il proprio padre o con la propria madre.
Va a strutturarsi, su tale scena e seguendo tale copione, l’identità di un bambino che ha rinunciato al Sé autentico pur di restare in relazione con le persone che amava.
Il bambino si cela dietro un falso-Sé e un’identità immaginata, che è per lui conseguenza dell’avere accettando l’unica offerta che gli è stata fatta per potere avere ancora una qualche forma di intimità.
Se il bambino riuscirà ad aderire all’immagine desiderata dal genitore quest’ultimo rispetterà l’implicito patto e lo renderà speciale mantenendo la promessa dell’unicità del rapporto.
L’idea di raggiungere tale obiettivo è per il bambino qualcosa di irresistibile poiché gli consente di uscire dal vissuto di essere stato rifiutato e umiliato anche laddove ciò comporti la perdita totale della propria libertà.
Si tratta della perduta libertà di sentire di poter essere se stessi o ancor prima, semplicemente, di esserlo. Si tratta della perduta memoria psicocorporea rispetto a chi si è davvero, a chi si era prima di accettare quel patto indicibile per avere un po’ d’amore, che nemmeno al proprio Sé era diretto poiché questo era stato rifiutato.
Per uscire dalla dolorosa esperienza del rifiuto il bambino è obbligato alla rinuncia del proprio Sé, della propria espressione, del proprio movimento spontaneo verso la vita, del proprio naturale respiro; egli rinuncia e dimentica se stesso.