Leggendo i principi fondamentali della nostra Costituzione, mi ha particolarmente colpito un passaggio:
…E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana… (ART. 3 )
Tra i principi fondamentali che sono alla base della nostra Repubblica, troviamo quello legato al “pieno sviluppo della persona umana”… E su questo concetto vorrei soffermarmi a riflettere.
Cosa significa “Pieno sviluppo della persona umana”? E, soprattutto, ci sono nella nostra società le condizioni necessarie affinché questo sviluppo possa aver luogo?
Il pieno sviluppo della persona umana è possibile solo se abbandoniamo una visione meccanicistica dell’essere umano a favore di un approccio olistico alla persona: l’uomo è un’unità, e in quanto tale, è necessario coltivarne l’aspetto mentale, emotivo, corporeo e spirituale.
Ma questo non avviene in nessuna istituzione. Prendiamo come esempio la scuola, una delle istituzioni più importanti della nostra società.
Il bambino che entra a scuola perde la sua individualità. Viene completamente “spersonalizzato” e considerato uno dei tanti recipienti da riempire. Il valore della sua persona deriva dal valore della sua prestazione, ovvero dalla quantità di informazioni che riesce a immagazzinare. Il bambino è un oggetto, un ingranaggio nella fabbrica della pseudo-conoscenza.
Vittima di un paradigma oggettivista, quindi, al bambino viene chiesto di memorizzare passivamente informazioni su informazioni, che nulla hanno a che fare con la curiosità innata del bambino. Ne consegue che questo sapere diviene estraneo all’individuo. Un’informazione digerita a fatica che non risponde alla fame di conoscenza, non sarà mai appagante e, come avviene per il cibo, porta presto alla nausea e al rifiuto del sapere stesso.
Il processo educativo quindi si risolve in una ” relazione” tra colui che sa e colui che non sa. Tra chi ha in mano la “verità” assoluta e chi deve acquisirla senza discutere.
Il mondo interiore del bambino è completamente ignorato. Le sue emozioni, le sue idee, i suoi sentimenti, le sue domande, la sua soggettività non hanno importanza. Il corpo per anni rimane ingabbiato sotto un banco, per far posto ad un lavoro esclusivamente cognitivo. Non vi è dunque alcun pieno sviluppo dell’uomo finché si lavora su un solo aspetto dell’esperienza umana, escludendo tutti gli altri. Invece di curare l’integrità dell’individuo, egli viene “disintegrato”. Un uomo non integro è un uomo alienato da sé, inconsapevole, ma funzionale a un sistema di indottrinamento e manipolazione.
Forse è qui che smettiamo di porci domande, che impariamo che la verità è fuori di noi e rimaniamo in attesa che qualcuno (un insegnante, un politico, un guru, un genitore, un compagno ecc…) ce la porga su un piatto d’argento. E come la verità, anche la felicità è fuori. L’amore, la ricchezza, la sicurezza, l’ammirazione… è tutto fuori di noi. E solo l’esterno, il mercato, potrà darci ciò di cui abbiamo bisogno.
Forse è qui che impariamo che non importa ciò che siamo, ma ciò che facciamo. Che l’unica cosa importante è essere efficienti. Perché se impari ad essere efficiente, competente, competitivo; se impari che prima del piacere c’è il dovere, la fatica, lo sforzo, il sacrificio e che forse, solo alla fine di tutto questo, potrai scorgere uno spiraglio di felicità, allora sei pronto per inserirti con successo nella catena disumana del produci-consuma-crepa.
Capite perché è necessaria oggi una rivoluzione interiore?
Finché non saremo interiormente liberi, qualsiasi cosa andremo a creare all’esterno sarà il frutto di azioni derivanti da una condizione individuale interna alienata, non autentica. Il mondo esterno è sempre lo specchio del mondo interno.
Per questo motivo è importante diffondere una cultura dell’interiorità, avendo come filo principale di ricerca un lavoro psicocorporeo. Nel corpo è scritta tutta la nostra storia. Ad ogni blocco fisico corrisponde un blocco emotivo e psicologico che limitano le potenzialità, la libertà e il libero fluire della nostra energia. Un lavoro di liberazione interiore, quindi, non può prescindere da un lavoro corporeo. Attraverso di esso è possibile riconnetterci al nostro vero Sé, a quel bambino che era affamato di conoscenza, libero e felice. Al bambino che sapeva godere e ribellarsi se qualcosa non andava bene.
Attraverso il contatto con il nostro Sé e, quindi, il riconoscimento della nostra Verità interiore, possiamo acquisire conoscenza del mondo, riconoscendo la Verità e le menzogne fuori di noi.
Conoscere se stessi per conoscere il mondo.
Questo dovrebbe essere lo scopo di ogni percorso educativo e l’obiettivo di ogni essere umano. Solo la conoscenza di sé attraverso l’integrazione di tutti i livelli dell’esperienza, può portare a quel “pieno sviluppo” di cui parla la nostra Costituzione, e alla realizzazione umana, professionale e spirituale di ogni cittadino, permettendogli così di poter contribuire allo sviluppo materiale e spirituale dell’intera società.