Molto spesso temiamo il cambiamento. Ci irrigidiamo nelle nostre posizioni, nelle nostre aspettative, nell’idea di come dovrebbero andare le cose e quando queste non seguono il tragitto che abbiamo delineato per loro, sprofondiamo nella sofferenza. Livia Candiani ci invita a “lasciar perdere il miraggio di una vita rettilinea” e a lasciarci “curvare, piegare alla tenerezza delle anse del destino”. Forse, se ci ammorbidissimo e ci abbandonassimo alle svolte improvvise dell’esistenza, potremmo scoprire che queste non sono poi così pericolose e che, assecondandole, ci faremmo sicuramente meno male. Inoltre, potrebbero condurci in luoghi che mai avremmo pensato di trovare. In noi.
La vita nuova
La vita nuova
arriva taciturna
dentro la vecchia vita
arriva come una morte
uno schianto
qualcuno che spintona così forte
un crollo.
È una scrittura tanto precisa
e netta da non lasciare dubbi
né sfumature di senso eppure
non dà direzioni né mete.
La vita nuova irrompe
come un vecchio che cade
sul ghiaccio, un pensiero
davanti a un muro, la
sirena di un’ambulanza.
Non ci sono feriti
né annunci di sciagura
solo noi da convincere
a lasciar perdere il miraggio
di una via rettilinea, di un
orizzonte, lasciarsi curvare,
piegare alla tenerezza
delle anse del destino.
La vita nuova
è come un grande tuono
sbriciolato
poi a poco a poco
l’erba si china
sotto la pioggia
la prende
la beve.
Chandra Livia Candiani