“Se un individuo non sa scegliere fra la strada dell’amore e quella della simbiosi, può risolvere il problema limitando il rapporto a sé stesso (narcisismo); allora egli diventa il mondo, e ama il mondo, «amando» sé stesso.”
Erich Fromm
La simbiosi è la fusione di un essere umano con un altro essere umano, con un gruppo o anche con un luogo. Può essere più o meno profonda fino a dare l’impressione che in una diade non esista alcuna separazione.
La persona che vive in simbiosi sente di essere parte di qualcosa che accoglie, protegge ed anche che solleva dalla responsabilità di prendere decisioni.
Tuttavia non è una condizione serena poiché tale protezione chiede di essere ricompensata attraverso continue conferme che costano un adeguamento totale.
La simbiosi non può essere definita un rapporto tra due persone. Un rapporto chiede due esseri umani differenziati ed individuati in relazione tra loro.
La persona rifugiata nella simbiosi con un’altra, non può permettersi questo poiché è terrorizzata dallo spettro della solitudine e della necessità di separarsi per essere liberi di fare scelte, sentite e autonome, che incombe continuamente sulle relazioni mature.
Di per sé la simbiosi è un concetto biologico che spiega come due organismi creano un rapporto funzionale alla sopravvivenza di entrambi. L’esempio classico è quello dell’anemone e del pesce pagliaccio, che vede il pesce immune al veleno dell’anemone sfruttarlo come rifugio e l’anemone usufruire di parte del cibo catturato dal pesce e caduto tra i suoi tentacoli.
Come nel caso del pesce pagliaccio e dell’anemone in ogni relazione simbiotica esiste un ospitato e un ospitante. L’ospitato è colui che genera le qualità intrinseche di tale rapporto usufruendo del vantaggio di sentirsi accettato e di sapersi protetto. Egli non deve né prendere decisioni né rischiare in prima persona, piuttosto delega all’ospitante tali funzioni.
In questo sentirsi ben valutato l’ospite fa esperienza di una espansione di se stesso, in altri termini sperimenta una dilatazione narcisistica.
La simbiosi non è una relazione di dipendenza. Chi ricerca un legame simbiotico non ha bisogno dell’altro, piuttosto non distingue se stesso dall’altro, i propri desideri da quelli dell’altro, il proprio Io da quello dell’altro.
La struttura simbiotica viene sorretta fintanto le parti del rapporto non fanno emergere un bisogno individuale di separarsi. Al cenno di una delle due parti di emergenza rispetto alla libertà ed individuazione personale, la relazione simbiotica trova la sua impossibilità di prosecuzione poiché implicito del rapporto simbiotico è l’impossibilità di mediazione tra le parti.
Le regole di un rapporto simbiotico sono chiare ed inflessibili.
Nella vita abbiamo sperimentato tutti il vissuto della relazione simbiotica con le nostre madri. Il rapporto tra un neonato e sua madre è naturalmente simbiotico nella fase dell’allattamento, per andare via via trasformandosi in concomitanza con lo svezzamento.
L’unione simbiotica riprodotta nella vita da adulti è infatti sempre un tentativo inconscio di ritorno a quella originaria forma di relazione con la madre.
In contrasto con l’unione simbiotica, l’amore adulto è unione a una sola condizione: aver sviluppato e preservare la propria individualità.
L’amore maturo infatti, ha il potere di unire due persone abbattendo il senso di isolamento e di separazione senza annullare le due individualità che vanno a formare la diade.