Non ci interessa un sacro che non sia fioritura d’umano, che non accada al centro della vita.
Ermes Ronchi
Molte persone approcciano al percorso “psico-spirituale” come se fosse qualcosa legato ad un luogo specifico, a un tempo limitato, o ad una pratica particolare, a una certa forma di religione. Mi spiego meglio…
C’è chi crede che per essere veramente spirituali ci si debba ritirare dalla società. Nella vita di tutti i giorni, nel caos, negli impegni quotidiani e nella frenesia che questa ci impone, non c’è spazio per la spiritualità. Poi c’è chi, invece, aspetta la messa della domenica, o la lezione di yoga, di meditazione, o il viaggio in India, o qualche ritiro estivo per poter coltivare la propria spiritualità.
Dopo di che, finita la messa, conclusa la lezione, terminato il ritiro, si torna alla vita di sempre, nella distrazione e nell’assenza che caratterizzano le nostre giornate, tra le dinamiche relazionali di sempre, con i nostri conflitti irrisolti di cui non vogliamo assumerci la responsabilità.
Ma non ci rendiamo conto che approcciando così la spiritualità, in realtà, ce ne allontaniamo. Vivere la spiritualità significa riconoscere che il sacro è ovunque, e non solo in certi luoghi, in certe pratiche, o in un lasso limitato di tempo.
Forse, è proprio questa una delle grandi sfide dell’uomo odierno: dobbiamo abbandonare l’idea di una spiritualità separata dalla vita di tutti i giorni. Abbandonare il dogma, morire e riemergere nel battesimo di una spiritualità che sia radicata nel corpo; iniziare a fare esperienza quotidiana del sacro, ponendo attenzione ad ogni istante, per trasformare ogni piccolo gesto in un rito. Per fare di ogni fare preghiera nel risveglio.
Allora, aprire gli occhi al mattino, essere coscienti dell’aria che entra ed esce, ringraziare per l’opportunità che abbiamo di vivere un altro giorno, diventa un rito sacro.
Porre tutta la nostra attenzione ai movimenti con cui rifacciamo il letto, ci togliamo il pigiama e ci laviamo e vestiamo, è un rito sacro.
Aprire la finestra per far appoggiare un raggio di sole sulla nostra fronte, e ringraziare, diviene un rito sacro.
Dirigere lo sguardo al cielo per seguire le geometrie degli uccelli in volo, spalancare i sensi per cogliere ogni colore, rumore, profumo che Madre Natura ci offre generosamente, è un rito sacro.
Preparare la colazione come se fosse la cosa più importante della giornata, è un rito sacro. Ogni azione, se fatta con attenzione e gratitudine, lo diventa. Senza dimenticarci mai del corpo, il nostro tempio, che ci permette di farne esperienza.
Si può pregare con le mani mentre si spolverano le superfici. O meditare con i piedi, mentre si cammina. Lo possiamo fare mentre impastiamo gli ingredienti, o serviamo del cibo benedicendo colui o colei che lo riceverà.
Si può pregare accarezzando, baciando, disegnando, respirando, guardando.
Si può meditare cantando, lavorando, studiando, mangiando, mentre si aspetta il treno.
Il percorso spirituale è il percorso che intraprendiamo ad ogni istante della nostra vita attraverso le nostre scelte, le nostre azioni, il nostro livello di coscienza.
E allora scoprirai che il sacro è ovunque.