Fuori è un temporale.
Mi scroscia
lungo argini ossuti
l’inverno.
Mescola le acque,
nervosamente accende
tempeste
intorno.
Allora ciò che fa riparo,
adesso,
è solo un silenzio,
quando l’occhio
s’avvolge in capriole
e ritrova il sereno
dentro inchiodato
al centro.
Sempre stato.
Sempre sommerso.
Allora questo interno dentro
è spazio sacro,
ancorato,
rifugio dagli altrove.
È dello smarrimento
l’indirizzo ritrovato.
Allora qui voglio restare,
in questo quieto sbattimento,
adesso che più niente
è da raggiungere –
al di fuori di me.