“Ogni sogno cede il posto a un sogno nuovo, e non bisogna volerne trattenere alcuno.” – Herman Hesse
La struttura del carattere masochista ha le sue basi nel periodo di sviluppo infantile che va dai due ai tre anni. Durante tale periodo il bambino che diventerà masochista sperimenta la violazione del diritto di essere libero.
Il conflitto che sperimenterà sarà relativo al fatto che se si renderà libero perderà l’amore, egli di conseguenza potrà solo scegliere di essere un bravo bambino per non perdere la relazione di intimità con la propria madre.
Si tratta del periodo di sviluppo in cui i bambini sperimentano l’autoaffermazione e l’opposizione ed iniziano a compiere i primi tentativi in tal senso attraverso la possibilità di dire di no a ciò che la madre gli propone e più spesso gli impone. È inoltre il periodo della conquista della locomozione indipendente che gli consente l’esplorazione del mondo dei grandi.
Rispetto a questi bisogni del bambino la risposta ambientale sarà non solo non permissiva ma schiacciante e invadente. La madre sarà si sempre presente, ma con modalità intrusive e al bambino non verrà lasciata possibilità di respiro.
Nell’ottica della madre del masochista un bravo bambino non si sporca, mangia tutto, impara a controllare lo sfintere anale prima degli altri bambini, non fa rumore, ascolta sempre la sua mamma e fa tutto ciò che questa gli chiede di fare per non farla preoccupare.
I bravi bambini hanno tutti avuto tanto amore dalle proprie mamme, che li hanno seguiti passo passo nella loro crescita preoccupandosi di dargli molto cibo e che questo venisse digerito ed eliminato, pronte ad intervenire, se così non accadeva, per agevolare una difficile evacuazione; tali madri hanno impedito che il proprio figlio potesse nuocersi, impedendogli di farsi male e proteggendoli dai pericoli a scapito di qualunque forma di movimento autonomo, non mancando di fare presente quanto sacrificio questa attenzione gli sia costata.
Il bravo bambino è un bambino che è stato schiacciato dovendo reprimere la sua vitalità e che ha imparato a resistere da un lato all’impulso di muoversi, dall’altro all’invadenza della madre, che è anche e soprattutto corporea.
Quando si parla della genesi della struttura masochista si narrano sempre situazioni in cui il controllo materno va inteso ed interpretato ad ampio raggio rispetto tutte le funzioni e possibilità di sviluppo del bambino che comportino autonomia, tuttavia risulta esemplificativo l’esempio dell’educazione sfinterica.
Affinché il bambino sia pronto alle prime esperienze di controllo sfinterico deve essersi raggiunto lo specifico grado di maturazione del sistema nervoso centrale (mielinizzazione dei tratti piramidali, ecc.).
Spesso avviene che il bambino sia iniziato all’educazione sfinterica dalla propria madre prima che sia psicologicamente e fisiologicamente pronto, così accade che egli sia costretto a stare seduto sul vasetto per ore a spese della sua motricità, proprio in un periodo evolutivo in cui tale restrizione è la meno opportuna.
Di conseguenza il futuro masochista ha imparato a resistere con tutti i muscoli del suo corpo, reprimendo l’impulso al movimento ed anche reprimendo la rabbia risultante dal non potersi muovere liberamente.
Così, il “no” che ha per i bambini di quell’età un significato evolutivo, poiché incluso nella sperimentazione dell’autonomia, diventa il “no della sfida”, una sfida piena di rabbia.
Il conflitto che il bambino vive, all’instaurarsi di tali dinamiche, non è un conflitto interno, egli sente chiaramente il suo impulso al movimento e tende all’espressione dello stesso, ossia tende al piacere.
Sta nel contrasto tra l’impulso del bambino e l’ambiente l’instaurarsi della base di ciò che diventerà il conflitto dell’individuo masochista.
Tornando all’esempio del controllo sfinterico, sarà l’ambiente, nelle vesti della madre, che esigerà l’esecuzione in tale luogo e con tali intervalli regolari.
Così il bambino si troverà da un lato a tentare di assolvere al suo compito di sviluppo tendendo all’autoaffermarsi e dall’altro a dover rispondere alle richieste di un ambiente che vorrà sempre sopprimerlo nel suo impulso.
Ne risulterà la formazione nel bambino di precursori precoci di un Super-Io che assumerà, successivamente, importanti dimensioni.
In questo processo risiede la base di ciò che non nasce come conflitto interno, ma che lo diverrà.
La reazione organismica della sfida piena di rabbia dinanzi alla frustrazione ambientale viene prima espressa, ma poi via via soffocata dalle punizioni genitoriali. Il senso dell’umiliazione e della vergogna è tale che la rabbia viene soffocata anche per la paura che tale stato aumenti a fronte delle sempre temute punizioni.
In realtà ciò che appare come una volontà che è stata spezzata è più da intendere come un’energia in esubero che non può esprimersi se non in modo astioso ma sotterraneo.
Si instaura un gioco al rialzo dell’accumulo di energia che comprimerà sempre di più il corpo.
La sfida non diventerà mai ammissibile e, se vogliamo, completamente consapevole, poiché è troppa la paura di perdere l’amore, da qui verrà negata e mutata in una formula di vita dove il bambino cercherà di essere come l’altro gli chiede di essere e di vivere senza asserire la propria autonomia mettendosi al servizio dell’altro.
Comunque tutta la carica della sfida non cessa ed è agita in modo subdolo tramite la provocazione, restando sempre inconscia.
Tutta la fase di sviluppo del bambino relativa al diritto/bisogno di essere libero ed autonomo vedrà una madre presente ad esercitare un intenso controllo ed un uguale dominio sul figlio ed un padre il più delle volte periferico o che comunque contraddice l’esortazione della madre rispetto all’esibizionismo anale.
Quando il bambino raggiungerà la fase fallica, il relativo esibizionismo di tale fase sarà rifiutato e proibito dalla madre.
La contraddizione che il bambino vivrà in tale passaggio sarà relativa al mondo interiore della madre e non al rapporto tra i genitori che si contraddicevano a vicenda rispetto all’esibizionismo anale. Il bambino abbandonerà lo stadio fallico, per altro raggiunto solo a livello dell’esibizionismo e tornerà al livello anale.
La struttura corporea di chi diverrà, partendo da tali dinamiche, masochista, assumerà una forma e struttura specifica relazionabile al suo vissuto evolutivo ed emotivo.
La gestione dell’energia segnalerà chiaramente il blocco del percorso evolutivo rispetto alla libertà del movimento autonomo, apparendo nella sua totalità compresso.