“Scherzando si può dire di tutto, anche la verità.”
Sigmund Freud
Adoro questa idea: che Freud non fosse freudiano.
Se lo chiede Luciana Nissim Momigliano, Psicoanalista aspirante bioniana come amava definirsi, nel suo libro “L’Ascolto Rispettoso”. Un libro gioiello in cui l’autrice chiama il lettore a diventare intimi raccontando della sua esperienza di donna deportata ad Aushwitz insieme a Primo Levi. Un libro straordinario che, nella sua seconda parte, ti invita a riflettere in chiave psicoanalitica su cosa vuol dire ascoltare.
Ascoltare veramente. Rispettosamente.
E così questo libro ti racconta un Freud che non immagini, creativo, elastico, così lontano da ciò che è stato fatto del suo metodo negli anni successivi la sua morte.
Un Freud sbirciato attraverso gli occhi dei pazienti che nei loro racconti descrivevano un analista non ortodosso e non specchio neutrale, tanto da riportare il fatto che amava festeggiare i successi dei pazienti fumando un sigaro oppure regalare una sua foto o un suo libro al momento del commiato.
Se i pazienti raccontavano eventi accaduti in un luogo, lui apriva cartine geografiche per cercare il luogo ed amava mostrare le statue che possedeva nello studio.
Nella stagione estiva Freud si trasferiva dal centro di Vienna nella sua casa in campagna, che non aveva una distinzione netta tra lo studio e l’abitazione, così capitava che i pazienti incontrassero spesso la moglie. In alcuni dei loro racconti compare la moglie presa a sbucciare fagioli in giardino.
Alcuni pazienti raccontano di Yofi, il cane di Freud, che liberamente poteva entrare nello studio con la seduta in corso e che spesso segnalava la fine della stessa alzandosi.
Insomma, sono davvero tanti i racconti dei pazienti di Freud contenuti in questo paragrafo divertente del libro di Nissim Momigliano, un libro che vale davvero la pena leggere.
Un’ultima cosa, che a parer mio è interessate e che pochi conoscono di Freud, è che lui trattava i pazienti con il metodo psicoanalitico per sei sedute a settimana, che diventarono in un periodo successivo cinque, e fin qui i colleghi freudiani ortodossi dei nostri giorni cercano faticosamente di mantenere lo stesso assetto pur se difficilmente conciliabile con i ritmi della vita odierna. Ma Freud vedeva i suoi pazienti per sei mesi, se entro quel tempo il paziente non mostrava di progredire egli dichiarava la patologia intrattabile con il metodo psicoanalitico e qui la differenza con i suoi successori si fa abissale.
Mi piace questo Freud descritto dai suoi stessi pazienti, un Freud umano che si dava un limite. Immagino senso di umiltà, di grounding. Un Freud decisamente non freudiano.